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La grande lezione di Gianni Rodari: la creatività ci rende liberi

“la creatività è insita nella natura umana ed è quindi alla portata di tutti. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.

Così scriveva Gianni Rodari, scrittore piemontese nel suo libro “La grammatica della fantasia”. Le sue favole giocose, ma nello stesso tempo contemporanee, sono lo spunto per cercare l’adulto nel bambino, stimolando allo stesso tempo il bambino nell’adulto.

I livelli di lettura delle favole e delle poesie di Rodari, sono tali da giustificarne una rilettura a un’ età qualsiasi. Prendiamo per esempio la favola “La cicala e la formica”:

Chiedo scusa alla favola antica
Se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
Che il più bel canto non vende, regala.

Questi versi sono il capovolgimento dei valori della favola antica, una spinta verso l’immaginazione, dove la colpa della formica sta proprio nell’utilità del suo accumulare e dove la cicala con estrema gratuità regala il suo canto.

Rodari sta dalla parte della cicala, dalla parte di una favola che si può e che si è costretti a volte a reinterpretare e a volte anche a sconvolgere. Rodari non è stato semplicemente “autore per bambini”. Come lo definiscono in molti un “classico del Novecento”.

Dalla parola, sostiene Rodari, nasce la fiaba; la fiaba può fornire numerose “chiavi” per entrare nella realtà. Bisogna trasformare il mondo d’oggi in parole, per fare libri che arrivino ai bambini.

Se un bambino scrive “L’ago di Garda”, ho la scelta di segnare l’errore o magari seguire l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo “ago”.

Durante la sua attività di maestro di scuola elementare, Rodari faceva giocare i bambini al “binomio fantastico”: scrivere due parole “lontane”. Come “volpe” e “lampada”. Da quelle bisognava scrivere una storia e a volte le storie ci portano in mondi fantastici dove ogni cosa è concessa, dove paradossalmente vi è la libertà dell’immaginazione.

Nel suo libro “Grammatica della fantasia” , Rodari ci insegna l’arte di raccontare storie. Il libro si pone l’obiettivo di delineare una “Fantastica”, ovvero la disciplina che studia la fantasia. Perché la fantasia? Perché creare storie? Semplicemente perché aiuta a star meglio; in qualche misura fa parte del nostro essere umani, è una costante che ci caratterizza dai tempi in cui scarabocchiavamo sulle pareti delle caverne ad oggi.

L’uomo è tale perché crea.

Allora, niente è più sbagliato che etichettare la fantasia come “roba da bambini”; al contrario, dovremmo accoglierla, svilupparla ed utilizzarla per conoscerci meglio e vivere bene.

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