Area Educativa

“Anche le emozioni negative sono importanti”

Perchè rabbia, tristezza e paura giocano un ruolo nell’educazione emotiva dei
bambini

 

Tante volte pensiamo che crescere un bambino felice e in qualche
modo costruire il suo progetto felicità significhi non farlo mai
entrare in contatto con emozioni negative come rabbia, tristezza e
paura. Queste tre emozioni fanno parte delle emozioni primarie: si
tratta di emozioni che non possiamo non sentire e con cui i bambini
devono familiarizzare, perché la vita accade e non può sempre
accadere con cose positive.
Quando ci confrontiamo con situazioni che attivano dentro di noi emozioni negative, la cosa importante è che i bambini sappiano riconoscerle, validarle,
gestirle ed elaborarle. La cosa più sbagliata è pensare che vadano invece bloccate, negate oppure rimosse.
Dare una completa educazione emotiva al bambino significa aiutarlo
a familiarizzare e riconoscere come valide anche queste emozioni e
magari fornirgli storie in cui altri bambini stanno attraversando
questa zona faticosa del proprio sentire emotivo. È dentro a queste
storie che si trova il modo per riconoscere, gestire ed elaborare le
emozioni.

Tutte, sia quelle belle che quelle brutte.

Il genitore è per eccellenza l’allenatore emotivo di un figlio. Di fronte a ogni attivazione emotiva, l’adulto appresenta per il bambino l’elemento di riferimento fondamentale.
Nella prima fase di vita, il bambino non ha le parole per definire il
proprio stato emotivo. Tocca all’adulto il compito di fornire un
significato a ciò che il bambino sente. Con i propri gesti, con le
proprie parole, con ciò che decide di fare (oppure di non fare) di
fronte a uno stato emotivo che si è attivato nel bambino, l’adulto
non solo ne definisce l’evoluzione e l’eventuale risoluzione, ma gli
fornisce al contempo una funzione di «modeling» importante e che
durerà tutta la vita.
Per un genitore, ma anche per un insegnante, diviene fondamentale saper agire e gestire un buon controllo sui propri stati emotivi e far tesoro delle esperienze di validazione emotiva di cui egli stesso è stato protagonista, per riproporle a un bambino a seconda del bisogno e della fase di sviluppo in cui si trova.

Articolo tratto e pubblicato dal sito www.erickson.it il 13 giugno 2020
Scritto da Alberto Pellai

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