Area Psico-Sociale

I super eroi senza super poteri! L’idealizzazione della genitorialità

Articolo tratto dal sito www.stateofmind.it di Francesca Rendine del 01 Febbraio 2019

La tendenza a idealizzare la genitorialità come esperienza positiva grava sui vissuti reali di stress, stanchezza fisica e fatica emotiva dei genitori.

Idealizzare la genitorialità e i ruoli interni ad essa aumenta il senso di colpa nel caso in cui il nostro “super eroe” non risponda ad essi. Ma se è vero che i bambini imparano per imitazione, vogliamo davvero non insegnarli il valore della fragilità?

Essere genitore è un’impresa difficile, un’avventura a cui spesso si guarda, da fuori, come ad un “privilegio”, senza mai menzionare il reale impegno e la responsabilità che questo richiede.Educare il proprio bambino, affrontare con lui le varie fasi di crescita, richiede per il genitore stesso una “rinascita” costante in cui fare appello a competenze diverse, a dinamiche emotive e relazionali, in continuo cambiamento.

“Da totalmente oblativi e protettivi quali erano durante il primo anno di vita, ora incominciano a richiedere l’adeguamento ad alcune norme di comportamento (Oliviero Ferraris e Oliviero, 2002).

 

Tornare alla base sicura

A partire dai primissimi mesi di vita il quadro evolutivo della relazione genitori-figli, richiede un adeguamento costante bidirezionale: da parte del genitore verso il bambino, ma anche del bambino verso il genitore. La graduale crescita non cancella i bisogni emotivi del figlio, ma li cambia, nella sua espressione e nelle modalità di appagamento. Il crescente interesse per l’ambiente circostante fa si che il bambino compia “previsioni” su questo e diventi capace di neutralizzare alcune preoccupazioni con la certezza di essere oggetto di attenzione degli adulti, mamma e papà, che possono proteggerlo e accompagnarlo. Tornare alla “base sicura” quando si ha bisogno, per riempire il proprio bagaglio di cure ma anche di certezze sul come affrontare il mondo, per sperimentare dunque ciò che viene definito “attaccamento”.

“L’attaccamento è un meccanismo connesso alla sopravvivenza in quanto l’essere umano non è autosufficiente (soprattutto nella prima infanzia) e dipende da chi si prende cura di lui (Oliviero Ferraris e Oliviero, 2002).

L’idealizzazione della genitorialità

La tendenza comune a idealizzare la maternità e la paternità, come un’esperienza unicamente positiva e totalizzante, spesso grava sui vissuti reali di stress, stanchezza fisica e fatica emotiva che i genitori in realtà sperimentano, accrescendo quel senso di colpa che delegittima i genitori dal potersi sentire tali. La crescita del bambino fa sì che lo stesso segua le indicazioni che la famiglia gli indica, ma fa anche sì che si opponga a queste con tutte le sue forze, ascolti i genitori in una modalità che è piuttosto imitativa dell’adulto per riproporre ciò che vede, in una maniera maggiore rispetto a ciò che ascolta.

“…osservando le persone di cui si fida e comunicando con loro, ha introiettato dei modelli di comportamento… (Oliviero Ferraris e Oliviero, 2002).

I super eroi senza super poteri!

Una recente rassegna della letteratura (Zavattini e Di Folco, 2014) evidenzia le diverse attitudini che definiscono il “parenting” materno e quello paterno, differenze, secondo i dati, imputabili ad aspetti biologici, ormonali e psicologici. Sebbene la letteratura in passato abbia descritto ampiamente, attraverso gli studi sull’attaccamento (Bowlby, 1989), gli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino, ovvero il calore affettivo, la sensibilità e la protezione; d’altra parte esistono caratteristiche del legame padre-bambino, che caratterizzando quest’ultimo, ci offrono un quadro della gestione “familiare” del bambino, complesso ma al contempo equilibrato. Viene infatti descritta una tendenza nel ruolo paterno a proporre al bambino attività che lo coinvolgono in momenti di gioco sia fisico che strumentale, ma che promuovono, al contempo, disciplina ed abilità competitive (Grossmann et al., 2002, 2008; Paquette, 2004). La considerazione del diverso coparenting ci spinge ad osservare, in un’ottica triadica, le risorse reali che il bambino ritrova nel proprio nucleo familiare, ristabilendo un contributo equo che entrambi i genitori sono chiamati a mettere in atto nella relazione, nella gestione e nella responsabilità di cura verso il proprio bambino.

Idealizzare la genitorialità e i ruoli interni ad essa aumenta il senso di colpa nel caso in cui il nostro “super eroe” non risponda ad essi. Ma se è vero che i bambini imparano per imitazione, vogliamo davvero non insegnarli il valore della fragilità? Ci sono momenti in cui una mamma può sentirsi particolarmente stanca, aver voglia di un momento per sé. Ci sono momenti in cui un papà vorrebbe tornare a casa e poter dormire tranquillamente. Ci sono momenti in cui mamma e papà hanno bisogno di una serata da soli. La genitorialità è anche questo, il desiderio di continuare a coltivarsi come donna e come uomo con le proprie esigenze, non riducendo la propria vita ad una sola dimensione idealizzata. Vivere le proprie fragilità, le proprie esigenze e farsi promotore del saper chiedere aiuto è sicuramente uno tra gli insegnamenti più preziosi che possiamo lasciare ai nostri bambini.

Mamma e papà sono dei super eroi, ma senza super poteri!

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