Area Educativa

Il potere dell’attesa…

“Il Centro per la Famiglia”, si sofferma sull’importanza riconosciuta al tempo dell’attesa nell’educare secondo la concezione di Maria Montessori.

Articolo tratto dal sito www.eticamente.net, scritto da Manuela Griso, pubblicato il 10 settembre 2017.

Il magico potere dell’Attesa secondo Maria Montessori
Sembra strano pensare che il cervello e le sue attitudini vadano allenati come si allena un bicipite! Ma se stiamo a vedere, qualunque attività, che sia fisica o mentale di sicuro va esercitata a lungo e quotidianamente per essere portata a realizzarsi in modo ottimale!
Guardiamo per esempio cosa diceva Maria Montessori rispetto all’attesa e alla qualità ad essa associata: la pazienza!
“In ogni classe di molti bambini ci sarà un solo esemplare di ogni oggetto: se un bambino desidera qualcosa che già è in uso ad un altro, non potrà averlo e, se è normalizzato, aspetterà finchè l’altro avrà finito il suo lavoro. Così si sviluppano certe qualità sociali che sono di grande importanza: il bambino sa che deve rispettare gli oggetti che sono adoperati da un altro non perchè così gli è stato detto, ma perchè questa è una realtà davanti alla quale si è trovato nella sue esperienza sociale. Vi sono tanti bambini e un solo oggetto: l’unica cosa da fare è aspettare.
E poichè questo avviene ad ogni ora del giorno, per anni, il concetto di rispettare ed aspettare entra nella vita di ogni individuo come un’esperienza che matura col passare del tempo.
Da ciò ha origine una trasformazione, un adattamento, che non è se non la costruzione stessa della vita sociale. La società non è fondata sulle preferenze, ma su una combinazione di attività che devono armonizzarsi. Dalla loro esperienza si sviluppa nei bambini un’altra virtù sociale: la pazienza, una specie abnegazione nella inibizione dei propri impulsi. Così quei tratti del carattere che noi chiamiamo virtù si affermano spontaneamente. Non possiamo insegnare ai bambini di tre anni questa forma di moralità, ma lo può l’esperienza e poichè in altri ambienti la normalizzazione allora non poteva avvenire, vedendo che nel mondo tutti i bambini lottavano per il possesso delle cose mentre quelli delle nostre scuole aspettavano, la cosa prese ancor più rilievo agli occhi delle persone,che mi domandavano: “Come avete potuto ottenere questo genere di disciplina in creature così piccole?” Ma non ero io, era l’ambiente preparato e la libertà in esso concessa che permettevano la manifestazione di qualità che non si trovano comunemente in bimbi dai tre ai sei anni.” Maria Montessori “La mente del bambino”.
Nel mondo di oggi dove le parole chiave sono “consumismo” e “fretta”, i tempi del “tutto e subito” e dove si cercano strategie di marketing per portare già il bambino piccolo a desiderare sempre qualcosa in più, qualcosa di nuovo, qualcosa che non ha, mettendoli in competizione con l’amico e scatenando sentimenti d’invidia anzichè emozioni sociali, ci si domanda che ruolo abbia la pazienza. Ai bambini si richiede di attendere, sempre. Però quest’attesa non viene aiutata a sperimentarsi, ma solo richiesta. E come si fa a saper aspettare, a portare pazienza, se dalla nascita tutto ciò che viene a noi richiesto (in termini materiali, ben diverso se fosse in termini psichici) gli viene regalato senza porre troppe attenzioni ai tempi d’attesa, al desiderio cullato e cresciuto? Come si fa ad attendere se non ci viene insegnato con l’esperienza? Quali sentimenti nascono ad avere tutto e subito?
Il bambino abituato a venir ricoperto di oggetti prima ancora che possa desiderarli viene travolto da una profonda insoddisfazione, diventa insofferente, frustrato, se ad ogni richiesta non viene immediatamente ascoltato e appagato (e nel caso lo fosse la richiesta si alzerebbe sempre di più e con la crescita il bambino sentirà un vuoto psichico che non potrà più colmare). Come insegnare dunque la pazienza senza che questa venga vissuta come una frustrazione ma semplicemente come un dato di fatto?
Preparando l’ambiente!
Affinchè sia esso ad educare il bambino in tale direzione, stimolando in lui questi sentimenti: pazienza, rispetto dei turni, la calma… in una parola: il senso di comunità.
E come si fa? Limitando gli oggetti.
Il bambino non ha BISOGNO di 5 bambole o 30 macchinine, ne basta una, due. Se si ha più di un figlio poi non è necessario avere tutto doppio o triplo, così facendo si insegna ad attendere, a rispettare l’altro e il suo lavoro, nonchè a comprendere anche il valore degli oggetti . L’attesa dei turni, la pazienza durante quel momento, sono un importante insegnamento che costituiscono un vero e proprio atto educativo che il genitore deve compiere verso il bambino.
E’ nell’attesa della realizzazione che impariamo a gestire la frustrazione alimentando l’autocontrollo e il rispetto per l’altro, importanti virtù nella costruzione dell’uomo. Predisporre un ambiente adatto ad insegnare questo al bambino mette in minore difficoltà anche l’adulto. Perchè tutto passa attraverso l’ambiente e non attraverso divieti o negazioni che spesso portano a battaglie verbali estenuanti dove se ne esce entrambi insoddisfatti. La scelta educativa di limitare gli oggetti, di sceglierne solo di belli, reali, fatti con cura, porta con sè numerosi insegnamenti. Il bambino saprà che per essere felice non ha bisogno di una camera zeppa di giocattoli, imparerà a prendersi cura delle sue cose perchè uniche e preziose.
Ricordiamo come deve essere un ambiente:
• A misura di bambino: oggetti e arredi devono essere alla sua altezza e alla sua portata, proporzionati alla sua forza. Gli oggetti, preferibilmente in legno, devono essere belli e trasmettere gioia. Gli arredi curati, facilmente pulibili, leggeri in modo che il bambino possa spostarli.
• Ordinato: ogni cosa ha un suo posto e ogni posto una sua cosa. Così facendo sarà più facile eseguire il riordino e non dimentichiamoci che “ad un ordine esterno corrisponde un ordine interno!”
• Limitato: sia negli spazi che negli oggetti. Non deve essere uno spazio troppo grande poichè diventa dispersivo e nemmeno pieno zeppo di oggetti che risulta poi iperstimolante e caotico.
• Denunciatore dell’errore:è l’ambiente il maestro, quindi gli oggetti reali, frangibili, permettono al bambino di comprendere da sé, in caso di errore, cosa modificare nel suo modo di agire.
• Calmo: voce bassa, silenzio o musica soft nella sala in cui il bambino lavora e deve esercitare la sua concentrazione e la sua pazienza.
Ogni cosa che acquisiamo come insegnamento nella nostra vita non avviene se non attraverso l’esperienza diretta e ripetuta. Spesso attuiamo delle strategie ma la situazione ci dice che non sono corrette e dobbiamo rivederle. Così se in una scuola c’è solo una bambola, i bambini comprenderanno che se urlano, piangono o tentano di prendere la bambola all’amico, questo atteggiamento non li avvicinerà nemmeno ad ottenere il loro scopo, perciò attraverso quel tipo di ambiente, i bambini impareranno ad attendere il proprio turno per prendersene cura, avranno modo di confrontare il loro modo con quello degli altri, di apprendere tecniche e arricchire la loro sfera spirituale e psichica attraverso l’osservazione e l’attesa.
La comprensione dell’atteggiamento corretto da tenere, comprensione che nasce da lui e non dall’adulto, permette al bambino di innalzare la sua autostima. E’ stato in grado, da solo, dopo tentativi ed errori, di formulare la giusta ipotesi e verificare che fosse esatta. Un tassello importante nella formazione del sé come essere capace.
Anche rispettare i turni durante una conversazione è un ottimo esercizio d’attesa e pazienza. Dapprima sarà difficile, ma se riusciamo a stabilire dei momenti il bambino stesso ne uscirà soddisfatto e ricco di autostima perchè nel momento in cui arriverà il suo turno gli concederemo tutta l’attenzione che merita, esattamente come faremmo con un adulto.
Come vengono concessi momenti di ripetizione dell’esercizio per qualunque attività manuale o motoria, allo stesso modo dobbiamo concedere e concederci momenti di sperimentazione e perfezionamento di attività psichiche atte a costruire l’uomo e la donna del domani con le qualità sociali cui ambiamo e che vengono ritenute necessarie per entrare a far parte della società. Esercitate l’attesa come un bicipite! Ne risponderà tutto l’essere e non un singolo muscolo!
Vivere Montessori Vi augura lunghi e preziosi esercizi di attesa paziente atti a costruire un mondo meno veloce, più cordiale e attento ai bisogni di tutti!

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